Dis-Abilità Sportiva

Nei blog professionali ci sono articoli scritti per divulgare conoscenze, affinché le persone che non sono del settore possano sensibilizzarsi verso alcune tematiche o trarre spunti per la loro vita di tutti i giorni, e poi ci sono articoli scritti per esprimere un contenuto umano, diretto, vero e utile, articoli che servono per dare spazio alle differenze individuali, ai vissuti personali che possono fungere da stimolo di riflessione per alcuni e stimolo all’azione per altri.

Sono molto felice di condividere le parole di Luca, che ci racconta come nella vita si possa affrontare tutto, anche partendo da uno “svantaggio” e subito dopo: recuperare, raggiungere, tenere il passo e, magari, superare. Non aggiungo altro per non portar via spazio su carta al suo pensiero che in me ha lasciato un segno e spero lo possa lasciare anche in chi legge.Disabilita-Handicap

“Ho iniziato la mia attività sportiva con alcuni interrogativi nel mio cuore inconsapevole che le domande vere erano: “Potrò farcela? È proprio vero che lo sport è per tutti?”
Vorrei raccontare il mio rapporto da persona disabile con lo sport. Quando un portatore di handicap espone le proprie esperienze, si tende a pensare che quello che racconta sia un po’ mieloso soprattutto ciò che riguarda le barriere, i limiti, la forza di volontà, la voglia di arrivare, quindi ciò che l’handicap toglie per essere una persona “normale”. Innanzitutto, devo ricordare che lo sport è sempre un gioco e come tale oltre alla competitività deve essere divertimento e passione. Come disabile però la componente del divertimento libera la mente e ti permette di avere pensieri positivi e quindi di viverlo in modo più leggero.  otimismo1-696x365
Quando si ha amore e passione per lo sport ci si immerge dando tutto quello che si può per crescere, migliorarsi e relazionarsi, senza contare i sacrifici, il tempo e a volte le sofferenze. Si dice che si possa vivere per lo sport e come nell’innamoramento ci sia una relazione nel dare e nell’avere. Posso dire che io dallo sport ho imparato molto, ho ricevuto tanto, ma soprattutto mi sono lasciato inondare dalla sua onestà, tanto da farmi capire i limiti del mio corpo e nella piena libertà mi ha aperto la strada a molte opportunità positive.
Chi si ritrova in condizioni di disabilità tende a svalutare il proprio corpo per i limiti che ha in relazione al mondo che ci circonda. La libertà che mi è stata restituita attraverso lo sport è stata impagabile permettendomi di accettare il mio corpo nella sua globalità, trovando una nuova via d’espressione nel rapporto con gli altri condividendo passioni e obbiettivi senza essere giudicato per quello che non potevo fare ma valorizzando i progressi ottenuti. Io pratico la corsa da quando ero molto piccolo, spronato dai miei fratelli che vedevano in me la tendenza all’isolamento e alla scarsa socializzazione. Ricordo ancora la prima volta che sono sceso in pista lo sguardo incredulo dei bambini che mi circondavano e bisbigliavano alle mie spalle: “Cosa ci fa qui? Guardate come cammina! Riuscirà a correre?”.
GettyImages_MorningRunSe alle prime due domande potevo dare una risposta, all’ultima domanda la risposta è venuta attraverso il mettermi alla prova e sorpresa delle sorprese: la mia precarietà nel camminare si è trasformata in qualcosa di nuovo e bellissimo e grazie alla velocità percepivo il mio corpo in modo diverso.
Era il mio primo contatto con lo sport da disabile. Con la possibilità poi di uscire di casa e confrontarsi con persone che ti permettevano di non sentirti solo e di far parte di qualcosa che trascende i tuoi limiti si innescava in me uno stato d’euforia e divertimento e ti restituiva un nuovo rapporto con il tuo corpo dove il limite fisico acquistava un peso diverso diventando “valore” che si esprimeva in una diversa volontà di affrontare il mondo.

Lo sport è questo per me, cioè la consapevolezza di potercela fare, nonostante tutto!”

“Che io possa vincere, ma se non riuscissi, che io possa tentare con tutte le mie forze”
(Eunice Kennedy Shriver, fondatrice delle Special Olympics)

Silvia e Luca

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