- Età media dei malati: 77,8 anni.
- Prevalenza Sesso: 67,8% F ; 32,2% M.
- Stato civile: 49,6% coniugati; 47,4% vedovi.
- Oltre l’80% vive nella propria abitazione e quindi sono seguiti direttamente da familiari (caregiver) e/o badante.
- Ore di assistenza diretta necessarie: 6 ore al giorno.
- Ore di sorveglianza necessarie: 7 ore al giorno.
- Presenza di badanti nelle famiglie con malato di AD: 40,9% delle famiglie (il 95,1% delle badanti sono donne, l’89% non ha un titolo professionale adeguato).
- il 45,7% dei familiari ha denunciano cambiamenti rispetto alla propria vita professionale
- l’85% segnala che la propria vita sociale è stata in tutto o in parte compromessa
- il 77% vorrebbe sfuggire dalla situazione che sta vivendo
- il 78,3% prova rabbia per la sfortuna di doversi confrontare con la malattia.

Questi dati ci informano dell’importante prevalenza della malattia e di come le famiglie, senza poter sempre disporre di strutture specializzate sul territorio nazionale (per distanza o costi) e senza poter disporre di personale adeguatamente formato per l’assistenza e le consulenze, si trova spesso a dover trasformare la propria vita quotidiana o a ricorrere all’aiuto di una badante (proprio come se l’anziano fosse in un buono stato di salute mentale).
E’ evidente che per le demenze, come per altre condizioni patologiche complesse, sia necessaria un’azione terapeutica e di intervento non solo medico-biologica, ma anche neuropsicologica (valutazione e riabilitazione deficit cognitivi per rallentare -se possibile- il declino), psicologica con gli stessi pazienti specialmente nella fase iniziale quando sono spesso spaventati nel trovarsi in una situazione di deficit mai esperita prima, nonché con familiari per tutto il decorso della patologia per fornire supporto e anche utili indicazioni su come comportarsi, infine socio-terapeutica per evitare l’isolamento/l’emarginazione del malato o del nucleo familiare e per facilitare le misure assistenziali necessarie.